Ad un certo punto del mio percorso musicale
iniziai ad essere ossessionato da una domanda: è possibile trovare
un modo per improvvisare che non sia quello convenzionale degli
accordi/scale/tonalità/modi ma che non sia nemmeno quello
dell’improvvisazione libera?
La domanda poi inizio a perfezionarsi: è
possibile improvvisare/comporre utilizzando un linguaggio che
organizzi i suoni in modo non convenzionale (non idiomatico) ma che
abbia una precisa “regolazione” dei rapporti tra loro?
Avevo notizia che alcuni jazzisti
sperimentassero in modo “non convenzionali”, Steve
Coleman e Henry Threadgill per esempio e poi conoscevo superficialmente
il lavoro
di molti compositori della musica contemporanea del novecento e di
alcuni teorici della musica in questo campo.
Decisi dunque di iniziare una ricerca
personale per sperimentare alcune possibilità di organizzazione
delle altezze per comporre/improvvisare.
La prima composizione che scrissi seguendo
questa idea fu “Saturno” nella versione cantata "Child of the Rings" (score,
music) che nasce da una
sequenza
“a spirale” attorno alla nota B, la sequenza della linea di basso
è infatti Bb C A C# Ab D G Eb F# E, il pezzo poneva una serie di
problemi: un improvvisatore come poteva relazionarsi a questo
materiale? Come si poteva esplorare lo spazio sonoro che questa
sequenza di suoni intercettava in modo “organico”?
Sempre nello stesso periodo scrissi
un’altra composizione intitolata “Protone” (score,
music) basata su una
sequenza di
intervalli che diventano sempre più ampi: la sequenza iniziale è
infatti C Db (2m), E D (2M), Eb Gb (3m), F A (3M), B F# (p4), G Db
(b5), Ab Eb (p5), C# F (a5), F A (6M), Eb Db, C Db (7M) E E (8).
Questa sequenza poneva due problemi, il
primo: gli intervalli erano ordinati per ampiezza ma tra le coppie di
intervalli si trovavano degli altri
intervalli disposti casualmente. Il secondo: un improvvisatore come
poteva relazionarsi a questo materiale?
L’idea degli intervalli mi sembrò
interessante e iniziai ad esplorarla più intensamente, nella
composizione “B1” (score,
music) per esempio
l’improvvisazione si svolge su una sorta di giro armonico così
organizzato: quattro battute con l’intervallo di seconda minore,
quattro con la terza minore, quattro con la sesta maggiore e quattro
con la quinta diminuita.
Chiamai questo uso degli intervalli
“prevalente” nel senso che l’improvvisatore era invitato ad
utilizzare questi intervalli per coppie di note senza necessariamente
preoccuparsi che fossero presenti in tutta la sequenza di note che
avrebbe suonato.
Altra tecnica compositiva che mi sembrava
interessante è quella della composizione con dodici note diverse,
attraverso le serie dodecafonica iniziai ad esplorare l’inversione,
la retrogradazione e nacquero un alcune composizioni come “Prima
Serie” (score)
per quartetto e “Marte 4” (score,
music) per basso solo.
La domanda a cui non riuscivo a rispondere
in questo caso era: come poteva un improvvisatore relazionarsi alla
serie in tempo reale? Come poteva trattarla estemporaneamente?
Un’altra idea che cominciò ad
affacciarsi fu questa: se utilizzo una coppia di intervalli (ad
esempio (m2/M3) posso comporre delle melodie che utilizzino
esclusivamente questi intervalli e posso dare all’improvvisatore
una “regola” sufficientemente flessibile e organica per costruire
delle melodie estemporanee.
Nacque così una composizione dal titolo
“Origami”(score)
e questa idea mi sembrò da subito promettente.
La mia esplorazione andò avanti in modo
disordinato tra varie tecniche: alcune composizioni dedicate all’uso
degli intervalli “Space Jazz Astro Bop” (score,
music) e “Jon Futuru” (score,
music), altre dove si
sperimentavano le coppie di intervalli “Hagelin” (score,
music),“Il Cerchio”(score,
music), “Hans” (score,
music), altre ancora
dove ho
utilizzato scale “sintetiche” per esempio “Spirali” (score,
music)
e “Obscurio” (score,
music),
oppure dove applicavo queste tecniche mescolandole “Due Lune”
(score,
music).
Con la nascita di XYQuartet potei
approfondire le mie idee e provare a dare risposte a questi quesiti
anche grazie alla collaborazione continua con altri musicisti (Nicola
Fazzini in primis e Saverio Tasca e Luca Colussi). In questa
formazione divenne da subito importante l’esplorazione della
“forma” cioè dell’evoluzione della composizione e dei
materiali che la generano, la musica divenne molto più organica e
organizzata.
Un altro argomento che trovai
particolarmente interessante da esplorare fu quello dei “pitch
class set” che mi fu suggerito da Nicola Fazzini in particolare
organizzati per esacordi, fu così che nacquero alcune composizioni
come “Mono Esa Tono” (score,
music),
e “ Gagarin” (score,
music)
piuttosto che “Nautilus” (score,
music) per solo basso.
A questo punto
scrissi una composizione
dal
titolo “Rakesh”
(score,
music),
basata
su una serie
dodecafonica composta da due intervalli e dedicata a Rakesh Sharma il
primo astronauta indiano, e contenuta nel cd “Orbite” di
XYQuartet. Gli intervalli sono la terza maggiore (M3 o 4) e la quarta
giusta (p4 o 5). Il pezzo aveva un suono che mi sentii di definire
“antigravitazionale”, non c’era un centro tonale stabilito e in
questo senso in questo senso dava
la suggestione di un astronauta nella sua navicella.
Questa
composizione fu molto importante
per me, perché capii che per degli improvvisatori il materiale dato,
ovvero i due intervalli, era relativamente flessibile da utilizzare e
poteva essere esplorato a fondo, il seguito della mia ricerca sarà
proprio orientato a fornire a degli improvvisatori (o a compositori)
delle pratiche concrete per l’esplorazione di questo materiale.
Ho pensato di raccogliere le composizioni che ho qui citato in una playlist, vi auguro buon ascolto.
PLAYLIST ROUND TRIP TO SATURN